Trenopendolare
“Il treno per Milano Centrale è in arrivo sul binario 3…. con un ritardo di 15 minuti”.
Nuovamente qui, su questa banchina di cui per anni ho conosciuto a memoria le panchine, le macchinette di snack e i volti dei pendolari.
Sì, perché anch’io sono stata una pendolare. Direi una Pendolare di tutto rispetto con le sue 2 ore quotidiane come ospite delle carrozze di Trenitalia in veste di studentessa universitaria prima e neolavoratrice poi.
E dopo anni mi ritrovo sulla stessa striscia di cemento in attesa che compaia, da in fondo la curva, il treno. Questa volta il mio viaggio non è in compagnia di un libro, della musica nelle orecchie o di amici con cui condividere il tragitto verso la grande città. Il mio compagno di viaggio è mio figlio con i suoi 14 mesi di prime scoperte: il nostro primo viaggio soli io e lui, la prima volta a ripercorrere quella tratta di rotaie in cui i campi di risaie pian piano sfumano per far apparire i palazzoni di Milano.
Se sei stata anche tu una pendolare, sai bene quanti “trucchi” ed espedienti raccogli nella tua esperienza di viaggio quotidiano.
Quando diventi mamma la tua vita da pendolare si arricchisce ancora di più di corse e particolari che contraddistinguono il tuo pendolarismo.
Chi invece, come me, pendolare non lo è più, non si dimentica comunque l’imprinting che le ha dato l’esperienza. A noi non resta che “consegnare” le nostre “chicche di sopravvivenza” ai nostri figli per tutti i loro viaggi in treno, da pendolari e non: dal riconoscere le carrozze con l’aria condizionata funzionante dai finestrini chiusi, all’aver sempre con sè una maglia anche nelle giornate più calde dell’anno perché l’effetto “frigorifero” è sempre in agguato, dal riuscire a trovare posto salendo sui vagoni che si sa già che si svuoteranno alla fermata successiva, al saper gestire i ritardi “indefiniti” conoscendo a memoria il tabellone delle partenze e delle coincidenze successive.
Ma soprattutto vorrei far conoscere a mio figlio Davide quello che brulica intensamente sotto i ritardi, i disservizi, i vagoni senza pulizia e manutenzione, i posti a sedere mancanti: è la bellezza del viaggio, del conoscere nuove persone e ascoltare storie di gente che sta andando ad incontrare un amico che non vede da anni o al suo primo colloquio di lavoro o si sta mettendo in gioco per realizzare il suo sogno nel cassetto.
Delle chiacchiere e scambio di informazioni tra vicini di sedile, di compagni di scuola ritrovati, di studenti universitari con lo zaino pieno non solo di libri ma di sogni da realizzare in una nuova città.
Quei giovani di ieri di cui anch’io facevo parte e con cui chiacchieravo su esami da affrontare e feste in programma, sono i giovani di oggi che mi aiutano a portare giù dal treno il passeggino e al mio grazie rispondono “Di nulla signora, buonasera”.
“Stazione di Milano Centrale. Il treno è arrivato con un ritardo di 35 minuti”.
Nulla è cambiato… o forse sì.